Esauriti gli aggettivi per la vittoria di Ricciardo, ragazzone australiano che sta offrendo una dimensione diversa ai motivi del dominio stellare di Vettel, archiviata la corsa fuori media di Fernando Alonso, l’unico rimasto alla Ferrari a crederci ancora, resta da trattare il caso Mercedes. La vicenda è talmente ridicola che nemmeno i capi sono d’accordo sull’interpretazione di quanto accaduto a Budapest. La querelle gira attorno all’ordine partito dal muretto box e destinato agli auricolari di Hamilton che lo invitava a far passare Rosberg, causa strategia differente. Una comunicazione assurda perché diretta a un pilota protagonista di una rimonta eccezionale su una pista che pare un kartodromo, reduce pure dall’ennesimo problema tecnico sulla sua macchina. Continua a leggere
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O’ scugnizzo Vettel
Mai come in questo periodo di furbetti (sportivi e non) fa piacere la vittoria di un non furbetto come Webber, pezzo di pane fatto pilota, capace di mettere sull’asfalto un ritmo di gara da zittire tutti, noi compresi. Ribadisco, comunque, quanto detto altre volte: Marc ha il carisma di un gregarione tagliato giù con l’accetta, niente di personale, ma sa anche trasformarsi ogni tanto in un fuoriclasse puro. Continua a leggere
Quando scatta… il miracolo

Al punto che verrebbe voglia di aspettare passivamente e in silenzio la firma senza correre dietro ad ogni rischio di strumentalizzazione. Così, quando sei lì che scommetti su Honda o Yamaha, ecco che prima un televisore, poi l’altro e poi un altro ancora passano sulla Formula 1 anche nel paddock della MotoGP. Un miracolo nel miracolo. La voce è girata. Il numero delle ruote non vale più una cicca. Le moto sono più pericolose? Va bene, eccoci serviti. Tutti uguali. Continua a leggere