Valentino Rossi fa un passo decisivo verso il decimo titolo mondiale nella peggior domenica della stagione, quella che segna l’interruzione della serie positiva di piazzamenti sul podio. Alla fine si è salvato solo grazie al suicidio agonistico di Jorge Lorenzo che lo ha marcato a uomo, prima dell’epilogo disastroso. Rossi ha clamorosamente sbagliato la lettura della gara, ma alla fine ha limitato i danni grazie a mestiere e fortuna. Jorge invece si è steso quando da lui ci si attendeva un cambio di passo, una scelta strategica differente che riuscisse a sorprendere Valentino. Continua a leggere
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Vale, tesoretto in fumo
Il tesoretto accumulato nella prima parte della stagione è finito. La rabbia giovane ha consentito a Lorenzo di annullare il ritardo da Rossi, tant’è che il mondiale fosse finito oggi, a parità di punti, il campione sarebbe Jorge grazie a 5 vittorie contro le 3 del compagno di squadra. Un ferragosto amaro per Valentino che ostenta il sorriso nonostante la situazione sia diventata assai problematica. A Brno non ha sfruttato la partenza dalla prima fila, impiegando poi due giri per recuperare la piazza tre. Continua a leggere
Marquez alleato di Rossi
E’ stato il leader virtuale del Mondiale per un giro appena, il primo. Poi, fino al sedicesimo passaggio Jorge Lorenzo si è ritrovato con un punto appena di svantaggio da Rossi. L’operazione rimonta si è infranta al giro 24, quando Marquez, dopo la lunga fase di studio, ha impallinato Jorge, mentre qualche metro più indietro Rossi stroncava la resistenza di un Pedrosa troppo pasticcione per puntare al podio. Così il dato di realtà che deve affrontare ora Lorenzo sono i 9 punti da recuperare ancora dopo Indianapolis. Continua a leggere
Attento Vale, Marquez è tornato
Sul pistino della Sassonia la parola d’ordine era evitare il confronto con Rossi. Un programma che Marquez ha seguito alla lettera tant’è che Rossi lo ha intravisto sulla griglia di partenza, ritrovandolo più tardi al parco chiuso del Sachsenring. Dopo le polemiche di Assen Marc aveva bisogno di spedire alla concorrenza un messaggio chiaro forte. Lo ha fatto mettendo l’autografo sulla sesta vittoria di fila in Germania, tra 125, Moto2 e MotoGP. Insomma il marziano aveva dato segnali di ripresa in Olanda, e al Sachsenring è tornato a vestirsi con il guardaroba del supereroe. Continua a leggere
La crisi senza fine di Marc
Un anno fa a Barcellona Marc Marquez metteva il timbro sulla settima vittoria di fila. 175 punti utili a mettere in cassaforte azioni decisive per il secondo titolo mondiale consecutivo. Dodici mesi più tardi le sequenze consegnate da Montmelò offrono la testimonianza di un pilota in crisi profonda, caduto ancora una volta dopo pochi chilometri, mentre cercava di tenere il passo di chi ha preso il suo posto da supereroe. Le cifre del 2015 sono impietose. Marquez ha vinto una sola volta, in tre occasioni si è ritirato e sono appena 69 i punti in classifica, uno in più rispetto a Bradley Smith. Insomma non siamo nemmeno a metà stagione e Marquez deve fare i conti con un mondiale che ha già preso una direzione definitiva che porta il marchio della Yamaha. La responsabilità del crollo verticale è della Honda certo, ma non risulta che i piloti abbiano mai sottolineato a sufficienza i problemi della moto. Ad alimentare la confusione sono state poi le parole di Stoner. La sconfitta è un concetto con il quale tutti, compresi i fenomeni, prima o poi devono fare conti. Ma la dimensione vissuta quest’anno da Marquez ha i contorni del disastro. Qualcosa che potrebbe mettere a durissima prova la fiducia del pilota nei confronti della squadra e di conseguenza un rapporto che pareva indistruttibile.